Importanza sociale della religione

Sommario                                                                                                                         La quantità  di violenza presente nella società non è  completamente  imputabile, nella sua origine, a coloro che la esercitano ma, in misura prevalente anche a coloro che, pur possedendo   valori   etici, non  sanno  proiettarli   al   loro   esterno   determinando   la strutturazione  di  una  fede religiosa di sufficiente ampiezza di accettazione sociale per la cui  realizzazione  esistono invece le condizioni psicologiche, avvertite come urgente bisogno, in una  estesissima fascia sociale. Si discute il ruolo svolto dallo sviluppo della scienza e dalla sclerotizzazione delle strutture religiose nel determinare il bloccaggio di tale fondamentale processo sociale.

Introduzione

Non vi è oggi alcun dubbio che la nostra specie, homo sapiens sapiens, costituisca la progenie di una scimmia, l’australopiteco amanensis, che in conseguenza di eventi orogenici che produssero la graduale scomparsa della foresta, fu costretto a vivere nella savana, scendendo dall’albero in cui si era da milioni di anni acclimatato. E non vi è anche alcun dubbio che se la scomparsa della foresta non fosse stata graduale, consentendogli ancora per molti millenni un estremo rifugio e dandogli così il tempo di evolvere verso una forma adattiva alla nuova forma dello habitat, la sua completa scomparsa sarebbe stata rapidissima ed oggi io non starei qui a scrivere queste mie parole. La sue caratteristiche fisiche non gli avrebbero consentito alcuna resistenza nei confronti dei grandi predatori della savana.

Non è coerente con le finalità di questo scritto illustrare nei dettagli il complesso processo evolutivo sia fisico che psichico che ha portato dall’australopiteco allo homo sapiens, soggetto sul quale esistono numerosissime pubblicazioni scientifiche. A me interessa solamente rilevare come l’elemento cruciale, fondamentale che ha consentito non solo la sopravvivenza ma addirittura il dominio su tutte le altre specie animali è rappresentato dalla realizzazione di una organizzazione sociale divenuta patrimonio definitivo della specie attraverso la sua introduzione nel DNA, supportata cioè da un impulso di origine genetica, l’impulso sociale che obbliga l’attività psichica ed il pensiero a fluire entro le canalizzazioni comportamentali da esso circoscritte. Non si tratta di un semplice impulso donatorio, empatico, quale si realizza in moltissimi animali, specialmente mammiferi, nelle cure parentali rivolte alla discendenza, cure che convivono con l’impulso di conservazione individuale in quanto la morte del soggetto si risolverebbe nella morte per inedia dei discendenti.

Si tratta invece della realizzazione di una “organizzazione” la cui prima legge è quella della preminenza della conservazione del gruppo anche a spese della conservazione individuale. (Aristotele: “l’uomo è un animale sociale”). La legge che in fisica esprime la distruzione di ogni comportamento sistemico in presenza di una propria direzione di moto di ogni componente è la legge dell’aumento dell’entropia (seconda legge della termodinamica) mentre la legge che richiede parallele direzioni di moto  dei componenti per la strutturazione degli aggregati è la legge di organizzazione nei sistemi aperti di Prigogine anche indicata come legge del parallelismo motorio [1],[2]. La terza fondamentale legge dell’organizzazione e quella che richiede la sua strutturazione a strati di differente rigidità (gerarchia) e la quarta legge fondamentale è quella che richiede che ogni elemento deve essere connesso con tutti gli altri elementi cosicché la combinazione delle due leggi mostra il sistema complesso come costituito dalla esistenza di reti di connessione di diverse rigidità ed interconnesse.

Le componenti dell’impulso sociale e le loro connessioni con le memorie di rassicurazione.

Ed invero l’osservazione diretta mostra che la organizzazione sociale umana  soddisfa pienamente a tutte le leggi organizzative che governano la formazione dei sistemi complessi. In particolare mostra una estrema variabilità fra gli individui dei fondamentali componenti caratteriali [3].Così che Rousseau ebbe a dire che “Vi è più differenza  fra gli uomini di quanta ve ne sia fra la specie umana e qualsiasi altra specie” .Tale variabilità si manifesta particolarmente nell’ambito del rapporto fra il dare e l’avere che ogni individuo tende a realizzare con il gruppo, ove il dare e l’avere si riferiscono alla soddisfazione del bisogno di “importanza”  in cui si manifesta, a livello di stimolo, l’impulso sociale, con una intensità del bisogno superiore a quella dell’impulso di conservazione individuale. Per le necessità di questo studio è sufficiente considerare una divisione delle stratificazioni caratteriali in tre gruppi che abbiamo denominato impulso dominativo o predatorio, con i valori più alti del rapporto avere/dare, impulso di scambio o di amore  dove i rapporti avere/dare sono più equilibrati  e infine impulso di fuga o di morte dove i valori del rapporto avere/dare sono i più bassi. Tali impulsi rappresentano dunque differenti modalità comportamentali con cui gli individui cercano di soddisfare il bisogno di importanza. In presenza di una situazione esistenziale che comporti una interazione sociale le modalità comportamentali fondamentali degli impulsi vengono imposte da strutture cerebrali (che chiameremo memorie comportamentali) e completate nei dettagli operativi dal pensiero cosciente a cui sono trasmesse come valori da perseguire (semantica).  Nel caso degli impulsi dominativo e di scambio le   memorie   comportamentali    sono   connesse   ad   altre   strutture  cerebrali   che chiameremo  ” memorie di rassicurazione”,  definite  nell’ambito dei terminali sensori, le quali a loro volta sono connesse  con centri cerebrali  di scarico tensionale (il piacere di Freud).    Ciò  significa   che  già  l ‘esercizio   delle   modalità   aggressive  e  donatorie degli impulsi  dominativo e di  scambio determina uno scarico  tensionale   che  diviene  crescente   con  l a   realizzazione  delle   condizioni   predatorie   e  di   scambio   quali sono  mostrate  dalle informazioni sensorie   acquisite   successivamente. Le  memorie  comportamentali  determinano  anche  la  modificazione della percezione sensoria   nel   senso   di   amplificare  i  risultati  dominativi e di scambio mostrati dalla informazione  sensoria, processo chiamato illusione e per conseguenza  aumentando il piacere connesso al maggiore scarico tensionale. La giustificazione, sul piano evolutivo, è ovvia.  Bisogna  che  sia  soddisfatto   il  bisogno   di importanza   perché   si  abbia la integrazione sociale dell’individuo; che poi tale integrazione sia frutto di una percezione reale  o  illusoria  non  ha  alcuna  importanza.   Per  questo  l’illusione  ha  una  enorme influenza sulla vita degli uomini:  negli  antichi testi  sacri indiani ( i Veda) è scritto che essa è un dono della dea Maya senza il quale la vita dell’uomo sarebbe impossibile e tale visione è stata  ripresa  da  Schopenauer.  In  definitiva, le modalità  comportamentali  istintuali  predatorie o donatorie divengono preferenziali negli individui a prevalenti   componenti  dominative  o di  scambio  dell’impulso  sociale  per  lo  scarico tensionale che le segue dovuto alle connessioni rigide con le memorie di rassicurazione.  Da  notare  che  la  rigidità  della  connessione  di scarico  non implica  analoga  rigidità dell’  attività   comportamentale;   esiste   in  tutti  gli  individui,  e   sia   pure   in   misura estremamente variabile, una energia di “amplificazione secondaria”   (gli impulsi sono la “amplificazione primaria” del substrato energetico di determinate informazioni sensorie) che  consente  la  amplificazione tensionale degli impulsi insoddisfatti  e la conseguente modificazione della attività comportamentale.  

L’impulso di fuga. 

La  rigidità  del  circuito  interno  di  connessione  fra  le  memorie  comportamentali e le memorie  di  rassicurazione  non  ha  lo  stesso  valore  per  tutti  gli  uomini. La   rigidità   della   connessione.  fra   le  memorie  comportamentali  e  le  memorie  di rassicurazione  non  implica lo  scarico  totale del  bisogno di importanza attraverso una azione  indipendentemente  dagli  effetti  prodotti  da questa azione sul corpo sociale nel qual  caso  sarebbe priva  di  alcun  effetto  aggregativo  che costituisce  l’obiettivo  che  il  bisogno  sociale si prefigge. Essa determina   uno scarico parziale che  ha  l’unico  effetto  di  mantenere  la  modalità  comportamentale  inibendo l’azione  repressiva  che  potrebbe  essere indotta da altri impulsi, ma l’effetto di scarico totale deriva dal raggiungimento della condizione  di  importanza,  cui  corrisponde  una “utilità“, per il corpo sociale,  dell’attività del soggetto.  E’ chiaro, a questo punto che, con l’aumentare del livello di importanza dell’individuo la sua conservazione individuale tende a coincidere con la conservazione del gruppo, pertanto per le caratteriologie dominative che occupano le posizione di massima importanza, cioè di potere, la superiorità dell’impulso sociale rispetto all’impulso di conservazione individuale non sussiste.in quanto i due impulsi coincidono. Gli individui con  carattere dominativo inseguono la condizione di importanza ed in questo senso seguono l’impulso sociale; ma inseguono le posizioni massime di importanza in corrispondenza delle quali la differenza fra importanza sociale ed importanza individuale sparisce..Per tal motivo l’impulso dominativo è anche chiamato “volontà di potenza”.Esso tende alla occupazione delle posizioni di potere  senza imporsi alcun vincolo comportamentale  oltre quello “esclusivo”della tendenza al potere..  Le  modalità  comportamentali  che soddisfano questo vincolo possono essere estremamente numerose e la scelta fra di esse è lasciata all’attività del pensiero.. In  particolare  non richiedono la concessione di alcun elemento di importanza, quindi di potere ad alcuno (elemento dare), se non in termini di scambio tattico, di ipocrisia, di inganno. In ciò sono facilitati dal fatto che le altre caratteriologie richiedono ai detentori del potere il riconoscimento di importanza. Cionondimeno l’utilità per  il  gruppo  sussiste  egualmente  perché  la  stratificazione  gerarchica ne consente l’organizzazione.  L’impulso di amore impone invece il vincolo  comportamentale  del dare  importanza all’ altro, quindi  potere  su  di sé, per avere l’importanza dall’altro, quindi potere su di lui. Il processo,  largamente   influenzato    dall’ illusione è però in questo caso  parzialmente inconscio.  Alla  coscienza  appare  un  bisogno  di dare  gratuito mentre il movente del processo,  vale  a  dire il  bisogno  dell’avere, rimane  nascosto  nell’inconscio, ma se lo scambio raggiunge il giusto equilibrio, l’impulso sociale rimane soddisfatto.   Nel  caso in cui   il  circuito  interno  di  autovalutazione  non si  strutturi,  non viene cioè parzialmente  soddisfatto  il  fondamentale  bisogno  di  importanza,   l ‘impulso  sociale mantiene nell’attività operativa un alto livello tensionale che può essere ridotto, sia pure con   l’aiuto di connessioni illusorie, solo da informazioni provenienti dall’esterno, da cui quindi  gli   individui dotati di questi impulsi sono estremamente dipendenti. L’impulso in questo  caso  prende  il  nome  di  impulso  di  fuga o  di  morte.Un elemento importante perché  si  sviluppi  tale  tipo  di  dipendenza è costituito dal basso valore dell’energia di amplificazione  secondaria,  che  potrebbe  anche  essere  chiamata forza di volontà,  e quindi della scarsa capacità di reprimere gli impulsi cosicché l’attività  comportamentale segue più  da  vicino  il principio  del  piacere.  Tale condizione non solo rappresenta un elemento importante  ai fini della formazione dei  caratteri in cui predominano gli impulsi di fuga, ma costituisce anche un elemento che ne rafforza enormemente la dipendenza dall’ esterno dello stato tensionale del sistema psichico .                                               La  denominazione  di impulsi  di fuga o di morte non deve far pensare che tali impulsi  non  diano  luogo ad una attività aggressiva rivolta verso l’esterno. Essa sta ad indicare che  la  dimensione  dell’impulso   sociale, che è di  conservazione  della specie, supera talmente    la   dimensione   dell’  impulso   di   conservazione   individuale   da   poterlo ampiamente  contraddire  e  ciò  sia  che  la  modalità  comportamentale sia aggressiva, assumendo  la  dimensione di  “odio” che va ben oltre le  necessità della conservazione individuale  e  che anzi espone ad altissimi rischi, sia che la  modalità  comportamentale sia   donatoria,  assumendo   aspetti   masochistici.   Essa  sta  anche  ad  indicare  una condizione di alto livello tensionale che, in assenza di scarichi tensionali rende possibile l’imbocco  di  una  canalizzazione  di  fuga  dalla  vita,  direttamente  autodistruttiva.        Sussistono  in  questi  individui  condizioni   aprioristiche  di  allarme  e  di   insicurezza comportamentale  cosicché,  se  esistono  condizioni  di  scarico tensionale  provenienti dall’esterno,  l’energia  psichica  confluisce nelle direzioni da esso indicate che possono essere  indifferentemente  aggressive  o  donatorie.  Se  le  condizioni   di  scarico sono parziali il valore della  tensione  psichica,  non  sottoposta a preventivi scarichi in circuiti interni, rimane alto rendendo per conseguenza estremamente violenta l’attività di questi individui.  Ma  anche  in  presenza  di  alti  scarichi  tensionali  provenienti  dall’esterno, l’attività  di   questi  individui  rimane  continua,  infaticabile   perché   la   necessità  del  consenso esterno  è  in  essi continua  ed è estrema la sensibilità al suo calo. In questi individui la  realizzazione,  sia   pure   marginale,  della  soddisfazione  del  bisogno  di  importanza  rappresenta  una  rassicurazione preliminare esterna che  sostituisce   gli   elementi   di  rassicurazione preliminare  interna   mancanti per evitare l’imbocco della canalizzazione di morte.  

Gli effetti sociali dell’impulso di fuga. 

 E’  superfluo  sottolineare  l’estrema  importanza   sociale   della presenza di individui in cui  siano  ampiamente  sviluppati   gli   impulsi   di   fuga;   l’esistenza   di   un   grande  bisogno  di  importanza   e  l’assenza   di  connessioni  interne  di scarico che leghino al perseguimento  di   determinate   modalità  comportamentali   rendono  questi  individui, in  assenza  di  una  soddisfazione  del   bisogno   di   importanza   attraverso   percorsi predisposti  dalla  organizzazione  sociale, plagiabili  da chiunque offra loro  un ruolo cui sia  legato, in  modo  reale  o   illusorio,  un  innalzamento   comparativo   attraverso   la appartenenza  ad   un gruppo..  E’  estremamente  importante  rilevare  che  il carattere  del  gruppo  ha una importanza  assolutamente  secondaria. Le condizioni  più attrattive per  questi  individui   sono  anzi  quelle  in cui  l’appartenenza   è  assicurata   da fattori non   di   merito   individuale   perché si  prestano  ad  una  determinazione  aprioristica  non   selettiva   come   la appartenenza  ad  una  razza  o  ad una  casta.   Viene  infatti  così    evitata   la   sollecitazione,   connessa   all ‘ esecuzione   di    una   prova    della  fondamentale   insicurezza   di   questi  uomini  che  viene anzi ridotta  permettendo   la  confluenza  di  tutte  le energie  psichiche  nelle attività,  nelle  finalità  e  nei  valori  del  gruppo  di  appartenenza.  Tali  condizioni  istintuali   facilitano   quindi   la   utilizzazione strumentale  di  questi  individui  in  strutture   criminali  o  rivoluzionarie  o  repressive o militari  e  costituiscono  in  tal  caso  un   importante   ostacolo   alla   realizzazione   di  una   organizzazione   sociale  ove  gli  impulsi  dominativi   abbiano  minor  spazio.  Gli  impulsi   dominativi,   infatti,   sono   estremamente  flessibili  e  possono  quindi  essere condizionati   nell’ambito   di   gruppi   ove  prevalgono  gli impulsi  di  scambio,  cioè  di  amore;  ma   è   la   presenza   degli  impulsi  di  fuga   che apporta   enorme   forza   ai   caratteri   dominativi   permettendo   l’organizzazione   di  enormi  forze  coercitive  con  cui  possono  sfuggire  ai   condizionamenti  riduttivi. Tali forze  coercitive poi, una volta  costituite    con   una   determinata   struttura   di   valori  e  finalità,  sono  difficilmente  controllabili  e  possono  quindi  sfuggire  al  controllo   delle caratteriologie  dominative  passando   sotto   il  controllo   di  caratteriologie  di  fuga  in  gruppi i n  cui  si  crea  un  circolo   vizioso   di   reciproco   apporto   di   importanza  fra il capo ed i componenti del gruppo  e  introducendo  così. per il contenuto di  irrazionalità, cioè di non coerenza con la  realtà  connesso  alla  grande  componente  illusoria  nella valutazione  della propria  importanza,  elementi  di  follia  nel  comportamento.    Questi  caratteri  costituiscono in sostanza  gli  elementi   sacrificali  dell’organizzazione come le formiche o le api operaie ma che, a differenza di queste ultime e coerentemente con la  flessibilità  della  struttura organizzativa umana, possono essere indirizzati verso qualsiasi direzione. In mancanza di un  indirizzo  globale,  unitario,  coerente  con  le finalità di sopravvivenza del gruppo, come  si  verificava  automaticamente  nelle  condizioni  dell’orda  primigenia  in  feroce, continua lotta per la sopravvivenza, essi  divengono  mezzi di  scontro e  fonti  di  auto-distruzione del sistema. Questi individui rappresentano i n  sostanza  energie  orientabili da un campo  informativo indotto dal corpo sociale. In assenza di un campo  informativo sociale  unidirezionale esse assumono  caratterizzazione  distruttiva, ma se tale campo  invece  esiste, esse  vengono  orientate  nella  direzione del campo che può essere una direzione  di  contenimento  degli impulsi dominativi e di sviluppo degli impulsi di amore, possono cioè essere un  importantissimo  anzi indispensabile fattore di conservazione e di progresso.

 Gli elementi familiari di sollecitazione del’impulso di fuga 

La  condizione  di  carenza  aprioristica di  valori  interni pur in  presenza di un estremo bisogno di  gratificazione  sociale pone questi individui in una condizione di conflittualità di impulsi di fronte  a sollecitazioni contrastanti provenienti dal corpo sociale.      Essendo, come accade in tutti  i  campi  di  forza, la condizione di dipendenza  funzione crescente  della  vicinanza, la  famiglia  dovrebbe  essere  l’ elemento  prioritario  in  cui dovrebbe  trovare  soddisfazione  il  bisogno  di  importanza.  L’intorno più ristretto nello’ ambito   della   famiglia   è   costituito  dalla   coppia,  ove  agli   elementi   di   realtà   si assommano  importati  contributi forniti dall’illusione. Gli elementi di realtà sono costituiti dalla  esistenza  di uno scambio  di  piacere sul piano della sessualità che “”trascina” un più ampio  scambio  in  cui  ogni  partner  attribuisce  all’altro  un  “potere”  su  di sé che chiameremo  “importanza  interna” alla  coppia  e  a  cui  generalmente viene attribuito il vocabolo  di  amore. L’innamoramento che ne rappresenta la fase iniziale  costituirebbe anche secondo Alberoni  lo sbocco  paranoico  della  condizione depressiva, di carenza di importanza.   L’elemento  paranoico  (la  paranoia esprime un valore dell’illusione che travalica  certi  limiti)   è  costituito  dalla  dimensione  dell’importanza   che  i  partner  si attribuiscono.  L’amplificazione  che  si  sviluppa  nell’innamoramento  è  stata   illustrata anche da Stendhal nel suo saggio  sull’amore.  Il processo  da  lui  descritto è identico a quello  descritto  da  Alberoni,  ma  è  straordinario  il  fatto  che  il  lavoro  di   Stendhal  precede  di  più  di  un  secolo  gli  sviluppi  della psicologia  su cui  poggia  il  lavoro  di  Alberoni.     Egli   aveva   ben   compreso   il   substrato    egoistico,    di    richiesta    di  importanza,   che   sottostà  all’amore;  infatti   descrive  il   processo    di  conferimento  reciproco   di   importanza   che  si  svolge  nell’innamoramento  come   un  circuito   a retroazione positiva “più sei importante tu, più sono importante  io che tu  ami, che  cioè consideri  importante”.      Ma   tale  scambio, pur  inflazionato   dalla   frustrazione   del  bisogno  che  impone  la auto – soddisfazione   paranoica,  non   avrebbe  di  per sé  la dimensione   capace  di  soddisfare   completamente   il   bisogno   di   importanza  che  l’evoluzione   ha  creato   come   mezzo di integrazione  in   gruppi   più   ampi,   capaci   di    garantire   la   sopravvivenza   nell’orda    cacciatrice   primordiale.    Il   rapporto   binario  è   quindi   sempre   accompagnato  da  una amplificazione   illusoria   anche   del   suo   contenuto   di   importanza   “esterna”   che assume particolare  rilievo  con l’indebolirsi  della  importanza  interna.   Stendhal   nel  suo  saggio  sull’amore  chiamò  il    processo     di    innamoramento   “cristallizzazione”   in   quanto    svolgentesi    per   apporti   successivi  di  piccola  entità  (come  avviene  nel  processo  di  formazione  di certi  cristalli  di  sale );   non   considerò   cioè   “il   colpo  di   fulmine”    che   invece  è   possibile  quando  i  contenuti  reali  di importanza   “esterna “  scambiati  nel  rapporto  sono  notevoli.    Naturalmente , gli   elementi   illusori  interni   conferiti    nel    rapporto   sono    soggetti    ad    un    processo    di   obsolescenza    di    dimensione    variabile   determinato  dall’impatto   con la realtà; ma   è quando si  verifica  una forte caduta dei contenuti esterni reali apportati da  uno  dei  partner  che  il   rapporto può   rompersi  e  verificarsi  nel   partner   perdente  la  trasformazione  dell’amore   in   odio.   Passando  quindi  al  rapporto genitori-figli trascuriamo in questo lavoro l’apporto  che  il  processo  di  strutturazione  della   componente   ontologica   degli   impulsi  (imprinting)  ha nella  formazione   del   carattere,   particolarmente    in   quegli   individui   che   non   hanno ereditato circuiti di  autovalutazione ma che possono acquisire sicurezza nel primigenio rapporto  genitoriale.  E’  di  tutta  evidenza  che  la  famiglia  patriarcale,   quale   si  è sviluppata  nella  odierna   nostra   civiltà,  racchiude  il   figlio   dotato di un carattere di fuga   in   un   ruolo   minoritario   e   restrittivo   che  non  ne  soddisfa   il  bisogno   di  importanza   e   lo   obbliga   a   rivolgersi    all’esterno   per   conseguire  tale   obiettivo dell’impulso sociale.    Da qui il formarsi,, quale   componente   strutturale  della  nostra  società,  di una contraddizione  tra  i valori interni ed esterni alla famiglia  che determina nel   figlio  il   cosiddetto   complesso   di  Edipo   e   porta   molta   violenza   attuale   o  potenziale   al   suo   interno..   L’estrema   diffusione   della  droga  è  ascrivibile, sotto  questa   prospettiva,   al   contrasto   oggi   esistente  fra   i   valori  interni   ed   esterni   alla  famiglia  che impone  l’imbocco  di  canalizzazioni  autodistruttive  negli  individui  con  impulsi  di  fuga  mentre la  modalità    adottata   è   ascrivibile,, ovviamente,  al   sollievo  tensionale indotto dal mezzo chimico.

Importanza sociale della religione.

Se   viene  effettuata una scelta fra le varie sollecitazioni, quelle escluse continuano ad esistere, lo  scarico  cioè  è  parziale. Abbiamo già esaminato  tale condizione che porta ad una eccessiva carica istintuale nelle attività operative. Rileviamo adesso riprendendo l’ argomento  che  il  superamento delle condizioni di insicurezza che la scelta comporta impone la confluenza  paranoica  (su  cui influisce la  paura della smentita) degli impulsi contrastanti in quelli scelti, confluenza  che comporta  la  trasformazione  delle  modalità comportamentali  di  amore  in modalità aggressive che assumono così una dimensione di  odio  assolutamente   sproporzionata   agli  obiettivi  definibili  razionalmente.  Come abbiamo  già  detto,  tali  condizioni  istintuali  facilitano  la utilizzazione  strumentale  di questi   individui   in   strutture   fortemente   aggressive,   criminali   o   rivoluzionarie  o repressive  o  militari   ove  le  manifestazioni  di  maggiore  disciplina  nel  gruppo  e di maggiore  crudeltà  verso  i  terzi  provengono  dalla confluenza  paranoica degli impulsi sociali   di   questi    individui    negli    elementi   di   identificazione   nel   gruppo   e   di differenziazione  dai  terzi,  Se  invece  le  sollecitazioni  provenienti  dall’ intorno sociale dell’ individuo  sono  coerenti,  la  soddisfazione  è  massima  non   solo  per  il  livello di importanza  raggiunto,  ma  anche  per  la  carenza di impulsi contrastanti. Il modello e i raggruppamenti  proposti  divengono  così  preferenziali  mentre  la  carenza  di  impulsi contrastanti  permette  di  dare  un contenuto donatorio alla modalità comportamentale.    Il problema  va quindi in sostanza risolto  predisponendo per questi individui possibilità di  identificazione  in  un  modello  sociale,  nonché  di  conseguente  partecipazione   a raggruppamenti operativi, che sia caratterizzato da finalità e valori utili all’aumento della quantità  di  amore  esistente  nel  sistema  e  facendo  in  modo  che  tale  modello   e  i connessi raggruppamenti  operativi siano preferenziali, impedendo cioè la confluenza di tali individui nelle strutture in cui si  scarica  la  violenza  distruttiva.  Come  abbiamo già avuto modo di rilevare, l’identificazione in un modello  e la  partecipazione  conseguente ad un certo  raggruppamento  non  devono  essere  frutto  di  una selezione, ma devono essere  aprioristiche  pur  se frutto di una scelta. La preferenzialità si sviluppa attraverso l’intensità e la dimensione della  gratificazione conferita dalla società  congiungendo alla scelta  conforme  a l modello  l’assunzione di  una importanza di un certo livello critico e conferita  da  una  stratificazione  assai  vasta  della  società,  definendo  come scambio paritetico con essa la partecipazione al raggruppamento.                                                  Le  caratteristiche  di  preferenzialità  indotte dal livello di importanza, dall’innalzamento, sono  peraltro  ancora  contrastabili  da organizzazioni  alternative  innanzi  tutto perché la maggior forza attrattiva, come in tutti i campi di forza, è data dall’intorno  sociale  dell’ individuo  e  perché,  come  già  detto, non  esiste  alcuna  preferenza  aprioristica.   La preferenza  può  benissimo  andare a raggruppamenti dominativi anti sociali quali quelli criminali.                                                                                                                 Stabilire gli elementi che possono determinare la esclusività della preferenza inducibile dalla  società  costituisce  un problema assai complesso che può essere sintetizzato nel concetto di “giustizia” da  perseguire  non  solo  negli  ambiti  in  cui  è  perseguita  nella nostra civiltà, ma anche nell’ambito della distribuzione del reddito che essa esclude. Da notare  però  che  la  semplice  donazione  di  un  reddito  da  parte  di  uno   stato  etico determinerebbe  la  stessa  situazione  di   riduzione   e   umiliazione   che   caratterizza il  rapporto  genitori-figli.    L’obiettivo  dell’impulso  sociale  (assumiamo  per  semplicità espositiva  un linguaggio  teleologico) non  è  quello  di  assicurare   un  reddito  ad ogni individuo ma di assicurarne  l’attività  lavorativa  in  favore del gruppo. Il bisogno sociale dell’individuo è quindi soddisfatto quando il reddito costituisce la remunerazione del suo lavoro in favore  del gruppo ed il livello del reddito  sia  correlato  al livello di importanza del suo lavoro.   L’individuo con impulso di fuga  non  ambisce a  raggiungere  posizioni dominanti, ma ricerca una posizione protettiva attraverso  un  rapporto  di scambio delle relative  importanze, lui importante  per il gruppo, il  gruppo importante  per lui,  cioè un rapporto di amore.                                                                                                  L’approfondire   questo   problema nei  suoi  vari  aspetti  non  rientra  negli  obiettivi  di questo studio;  io   intendo   approfondire   solo   un punto,   che    ritengo  di   primaria  importanza,  costituito  dalla  dimensione   della  stratificazione  sociale  che conferisce  l’importanza in quanto ritengo  che  se tale  dimensione  raggiungesse  un  certo livello critico potrebbe, a parità di altre condizioni  superare  l’effetto  attrattivo  del  più  diretto intorno sociale.del’individuo.   Lo Stato, inteso  come  la struttura organizzativa assunta dalla  società,  non   può   svolgere  questo   ruolo   perché   qualsiasi   organizzazione  richiede l’intervento  di uomini con  carattere    dominativo  che    hanno   la  necessaria  sicurezza    operativa   e   chiarezza   degli   obiettivi   che   però  non  sono  quelli  di assegnare    importanza  agli   uomini  con  carattere   di   fuga,   ma   al   contrario  di  dominarli   il   che   comporta   una   attività    predatoria   della  importanza.     Occorre  che  la   struttura  dei  valori   sia  gestita  da  una  entità  che  sia  avulsa  dal    potere  politico   ed   economico   di   cui   possa   essere    anzi   l’elemento    regolatore   se acquisisce,   una   certa   dimensione  critica  di  diffusione.    Occorrerebbe  cioè  una  “religione”   globale   che  non   dovrebbe  dipendere   da  alcuna organizzazione,  ma  dovrebbe  costituire  la  cultura  di  un  popolo,  capace  di  bloccare  in ogni momento l’arroganza del potere. La quantità  di  violenza  presente  nella  società  non è dunque completamente  imputabile,  nella   sua   origine, a  coloro  che  la  esercitano  ma, in misura   prevalente,  a  coloro  che,   possedendo   valori   interni   di   scambio,    non sanno  proiettarli    al    loro   esterno   determinando   la  strutturazione   di   una   fede  religiosa    di    sufficientemente     ampia     e    intensa     accettazione    sociale.   La responsabilità  della   mancata  strutturazione   di  valori   religiosi   ricade  dunque sui caratteri che possiedono prevalenti impulsi di amore perché il  loro  discorso  fa  presa su   una  più  ampia  platea  di  sofferenti  e più  facilmente   l’accettazione   dei   valori   da   loro    proposti   può   raggiungere  la   dimensione   critica   che   determina   la  formazione    di    linee  preferenziali  di  scarico  degli  impulsi   di   fuga   nonché   la   formazione    di    un    circuito   a   retroazione    positiva    per   il    fanatismo   cieco    sviluppato    dai   caratteri   di   fuga.      Le   condizioni   attuali   di  violenza   sono quindi  ascrivibili   sopratutto   allo   stato   di   incertezza   e disillusione  di  coloro   che   i   valori   morali    posseggono   istintivamente  e  sopratutto di quelle   stratificazioni  sociali  che  rappresentano  la “intelligenza” della società giacché sono esse che sono capaci di   dare   all’insieme  dei  valori   quella  struttura  coerente  che  ne   permette   la   trasformazione   in ideologia  di sufficientemente  ampia  e generale accettabilità.    E  bisogna  avere  il coraggio di  riconoscere che un importante ruolo negativo in questo senso  ha  avuto  lo  sviluppo  della   scienza  bloccando  tutta  una serie di possibilità di connessioni  illusorie  in  un  gruppo  di  caratteri  che hanno  bisogno di un alto livello di razionalizzazioni   secondarie  entro  cui far fluire  gli impulsi fideistici e così limitando la dimensione  dell’accettazione  sociale della religione proprio nell’ambito di stratificazioni sociali  che  hanno  una  grande  importanza  per  la  loro influenza sulla formazione del convincimento  sociale. Ma è proprio la scienza che riscopre la necessità della religione non  solo  nell’ ambito   dei  fenomeni  di   organizzazione  sociale, ma  nell’ambito  più generale dell’organizzazione dei sistemi, come necessaria rete di connessioni di tutte le componenti direzionali del sistema e, ancora più in generale, nell’ambito  dello  sviluppo del  processo  conoscitivo,  come  necessità  di  formazione  di  una teoria, sia pure con connessioni “deboli” come primo passo di indirizzamento  direzionale  che  impedisca la disgregazione della struttura informativa e possa innescare un processo di successione di modelli convergenti verso il modello più euristico.                                                           Ma  grandissimi  sono  stati  gli  errori (se così vogliamo chiamarli) di coloro che fino ad oggi  la  religione  hanno  guidato ,  inserendo   contenuti   che   ne   hanno   limitato   la dimensione di accettabilità e ne hanno spezzato l’unita o che addirittura si oppongono a strutture  morali  intensamente  sentite  da  estese stratificazioni sociali, sopratutto dagli strati  più  colti,  come  le  posizioni   prese   dalla   Chiesa   Cattolica   sulla  importanza della  donna,  sulla  sessualità,  sulla  omosessualità,  sul matrimonio, sul divorzio, sulla eutanasia, sulle diseguaglianze economiche, sul controllo delle nascite, ecc. Gravi sono stati  gli  errori  commessi  nel  dare un contenuto troppo rigido alla religione togliendole quella flessibilità  necessaria  ad ogni meccanismo regolatorio, impedendole di crescere nella  quantità  di  informazione  contenuta  e  di   adeguarsi   al   livello   della   cultura,  trasformando  in  fatto  traumatico,.  di  rottura,  anziché  di  rivelazione  divina  l’apporto conoscitivo della scienza.,                                                                                                  Ma    possiamo   andare   più   avanti  nella analisi  sulla rottura  dell’ unità  ideologica di fondo  necessaria  perché il sistema  non  progredisca ponendo le sue parti l’una contro l’altra  verso  l’autodistruzione.   Quando  la  religione si struttura in organizzazione essa diviene ,come  qualsiasi  altra  organizzazione, il  luogo  di sviluppo di impulsi dominativi che ne  snaturano  i  contenuti  e  le  finalità.  Lo sviluppo  di  una religione di amore che raggiunga  la  dimensione  che  le  permetta  di  svolgere  il  suo  fondamentale  ruolo di aggregazione  sociale costituisce però un fatto così complesso e che si svolge su tempi così  lunghi che non si può fare a meno di poggiare su quelle esistenti che già muovono centinaia di  milioni  di uomini  sperando  che  l’elaborazione intellettuale ne permetta la necessaria  evoluzione  in  cui  è  fondamentale  la  saturazione  della  scissione con la cultura  spezzando,  con  un   forte  movimento  di massa innescato dalle stratificazioni culturali più vicine  alla  religione,  da coloro che hanno saputo continuare a credere, gli ostacoli frapposti dalla rigidità delle strutture organizzative.                                          Le  prospettive  non  sono  incoraggianti..  Già un uomo  ci  ha  provato  a  fondare una religione  di amore sfidando i poteri costituiti ed è finito sulla Croce La sua religione si è sviluppata  anche  dopo  la  sua  morte  perché  troppo  forte era la richiesta, ma hanno provveduto  quelli  che  si  sono  proclamati   suoi  successori  a  trasformarla   in   uno strumento al servizio del potere.

Riferimenti                                                                                                                          [1]-Firrao S. Origine dell’azione, www.complexsystems.it                                            [2]-Firrao S. Lineamenti di una teoria delle interazioni informative, in “Saggi sulla Cibernetica” seconda edizione, Edint 1983, Milano                                                      [3]-Firrao S, La stutturazione degli impulsi, in “Saggi sulla Cibernetica” seconda edizione,  Edint  1983.  Milano                                                                                     [4[  -  Alberoni  F.  "Innamoramento  e  Amore",   Garzanti,   Milano,   1979         [5]- Stendhal

               .                               . 

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