Sommario La quantità di violenza presente nella società non è completamente imputabile, nella sua origine, a coloro che la esercitano ma, in misura prevalente anche a coloro che, pur possedendo valori etici, non sanno proiettarli al loro esterno determinando la strutturazione di una fede religiosa di sufficiente ampiezza di accettazione sociale per la cui realizzazione esistono invece le condizioni psicologiche, avvertite come urgente bisogno, in una estesissima fascia sociale. Si discute il ruolo svolto dallo sviluppo della scienza e dalla sclerotizzazione delle strutture religiose nel determinare il bloccaggio di tale fondamentale processo sociale.
Introduzione
Non vi è oggi alcun dubbio che la nostra specie, homo sapiens sapiens, costituisca la progenie di una scimmia, l’australopiteco amanensis, che in conseguenza di eventi orogenici che produssero la graduale scomparsa della foresta, fu costretto a vivere nella savana, scendendo dall’albero in cui si era da milioni di anni acclimatato. E non vi è anche alcun dubbio che se la scomparsa della foresta non fosse stata graduale, consentendogli ancora per molti millenni un estremo rifugio e dandogli così il tempo di evolvere verso una forma adattiva alla nuova forma dello habitat, la sua completa scomparsa sarebbe stata rapidissima ed oggi io non starei qui a scrivere queste mie parole. La sue caratteristiche fisiche non gli avrebbero consentito alcuna resistenza nei confronti dei grandi predatori della savana.
Non è coerente con le finalità di questo scritto illustrare nei dettagli il complesso processo evolutivo sia fisico che psichico che ha portato dall’australopiteco allo homo sapiens, soggetto sul quale esistono numerosissime pubblicazioni scientifiche. A me interessa solamente rilevare come l’elemento cruciale, fondamentale che ha consentito non solo la sopravvivenza ma addirittura il dominio su tutte le altre specie animali è rappresentato dalla realizzazione di una organizzazione sociale divenuta patrimonio definitivo della specie attraverso la sua introduzione nel DNA, supportata cioè da un impulso di origine genetica, l’impulso sociale che obbliga l’attività psichica ed il pensiero a fluire entro le canalizzazioni comportamentali da esso circoscritte. Non si tratta di un semplice impulso donatorio, empatico, quale si realizza in moltissimi animali, specialmente mammiferi, nelle cure parentali rivolte alla discendenza, cure che convivono con l’impulso di conservazione individuale in quanto la morte del soggetto si risolverebbe nella morte per inedia dei discendenti.
Si tratta invece della realizzazione di una “organizzazione” la cui prima legge è quella della preminenza della conservazione del gruppo anche a spese della conservazione individuale. (Aristotele: “l’uomo è un animale sociale”). La legge che in fisica esprime la distruzione di ogni comportamento sistemico in presenza di una propria direzione di moto di ogni componente è la legge dell’aumento dell’entropia (seconda legge della termodinamica) mentre la legge che richiede parallele direzioni di moto dei componenti per la strutturazione degli aggregati è la legge di organizzazione nei sistemi aperti di Prigogine anche indicata come legge del parallelismo motorio [1],[2]. La terza fondamentale legge dell’organizzazione e quella che richiede la sua strutturazione a strati di differente rigidità (gerarchia) e la quarta legge fondamentale è quella che richiede che ogni elemento deve essere connesso con tutti gli altri elementi cosicché la combinazione delle due leggi mostra il sistema complesso come costituito dalla esistenza di reti di connessione di diverse rigidità ed interconnesse.
Le componenti dell’impulso sociale e le loro connessioni con le memorie di rassicurazione.
Ed invero l’osservazione diretta mostra che la organizzazione sociale umana soddisfa pienamente a tutte le leggi organizzative che governano la formazione dei sistemi complessi. In particolare mostra una estrema variabilità fra gli individui dei fondamentali componenti caratteriali [3].Così che Rousseau ebbe a dire che “Vi è più differenza fra gli uomini di quanta ve ne sia fra la specie umana e qualsiasi altra specie” .Tale variabilità si manifesta particolarmente nell’ambito del rapporto fra il dare e l’avere che ogni individuo tende a realizzare con il gruppo, ove il dare e l’avere si riferiscono alla soddisfazione del bisogno di “importanza” in cui si manifesta, a livello di stimolo, l’impulso sociale, con una intensità del bisogno superiore a quella dell’impulso di conservazione individuale. Per le necessità di questo studio è sufficiente considerare una divisione delle stratificazioni caratteriali in tre gruppi che abbiamo denominato impulso dominativo o predatorio, con i valori più alti del rapporto avere/dare, impulso di scambio o di amore dove i rapporti avere/dare sono più equilibrati e infine impulso di fuga o di morte dove i valori del rapporto avere/dare sono i più bassi. Tali impulsi rappresentano dunque differenti modalità comportamentali con cui gli individui cercano di soddisfare il bisogno di importanza. In presenza di una situazione esistenziale che comporti una interazione sociale le modalità comportamentali fondamentali degli impulsi vengono imposte da strutture cerebrali (che chiameremo memorie comportamentali) e completate nei dettagli operativi dal pensiero cosciente a cui sono trasmesse come valori da perseguire (semantica). Nel caso degli impulsi dominativo e di scambio le memorie comportamentali sono connesse ad altre strutture cerebrali che chiameremo ” memorie di rassicurazione”, definite nell’ambito dei terminali sensori, le quali a loro volta sono connesse con centri cerebrali di scarico tensionale (il piacere di Freud). Ciò significa che già l ‘esercizio delle modalità aggressive e donatorie degli impulsi dominativo e di scambio determina uno scarico tensionale che diviene crescente con l a realizzazione delle condizioni predatorie e di scambio quali sono mostrate dalle informazioni sensorie acquisite successivamente. Le memorie comportamentali determinano anche la modificazione della percezione sensoria nel senso di amplificare i risultati dominativi e di scambio mostrati dalla informazione sensoria, processo chiamato illusione e per conseguenza aumentando il piacere connesso al maggiore scarico tensionale. La giustificazione, sul piano evolutivo, è ovvia. Bisogna che sia soddisfatto il bisogno di importanza perché si abbia la integrazione sociale dell’individuo; che poi tale integrazione sia frutto di una percezione reale o illusoria non ha alcuna importanza. Per questo l’illusione ha una enorme influenza sulla vita degli uomini: negli antichi testi sacri indiani ( i Veda) è scritto che essa è un dono della dea Maya senza il quale la vita dell’uomo sarebbe impossibile e tale visione è stata ripresa da Schopenauer. In definitiva, le modalità comportamentali istintuali predatorie o donatorie divengono preferenziali negli individui a prevalenti componenti dominative o di scambio dell’impulso sociale per lo scarico tensionale che le segue dovuto alle connessioni rigide con le memorie di rassicurazione. Da notare che la rigidità della connessione di scarico non implica analoga rigidità dell’ attività comportamentale; esiste in tutti gli individui, e sia pure in misura estremamente variabile, una energia di “amplificazione secondaria” (gli impulsi sono la “amplificazione primaria” del substrato energetico di determinate informazioni sensorie) che consente la amplificazione tensionale degli impulsi insoddisfatti e la conseguente modificazione della attività comportamentale.
L’impulso di fuga.
La rigidità del circuito interno di connessione fra le memorie comportamentali e le memorie di rassicurazione non ha lo stesso valore per tutti gli uomini. La rigidità della connessione. fra le memorie comportamentali e le memorie di rassicurazione non implica lo scarico totale del bisogno di importanza attraverso una azione indipendentemente dagli effetti prodotti da questa azione sul corpo sociale nel qual caso sarebbe priva di alcun effetto aggregativo che costituisce l’obiettivo che il bisogno sociale si prefigge. Essa determina uno scarico parziale che ha l’unico effetto di mantenere la modalità comportamentale inibendo l’azione repressiva che potrebbe essere indotta da altri impulsi, ma l’effetto di scarico totale deriva dal raggiungimento della condizione di importanza, cui corrisponde una “utilità“, per il corpo sociale, dell’attività del soggetto. E’ chiaro, a questo punto che, con l’aumentare del livello di importanza dell’individuo la sua conservazione individuale tende a coincidere con la conservazione del gruppo, pertanto per le caratteriologie dominative che occupano le posizione di massima importanza, cioè di potere, la superiorità dell’impulso sociale rispetto all’impulso di conservazione individuale non sussiste.in quanto i due impulsi coincidono. Gli individui con carattere dominativo inseguono la condizione di importanza ed in questo senso seguono l’impulso sociale; ma inseguono le posizioni massime di importanza in corrispondenza delle quali la differenza fra importanza sociale ed importanza individuale sparisce..Per tal motivo l’impulso dominativo è anche chiamato “volontà di potenza”.Esso tende alla occupazione delle posizioni di potere senza imporsi alcun vincolo comportamentale oltre quello “esclusivo”della tendenza al potere.. Le modalità comportamentali che soddisfano questo vincolo possono essere estremamente numerose e la scelta fra di esse è lasciata all’attività del pensiero.. In particolare non richiedono la concessione di alcun elemento di importanza, quindi di potere ad alcuno (elemento dare), se non in termini di scambio tattico, di ipocrisia, di inganno. In ciò sono facilitati dal fatto che le altre caratteriologie richiedono ai detentori del potere il riconoscimento di importanza. Cionondimeno l’utilità per il gruppo sussiste egualmente perché la stratificazione gerarchica ne consente l’organizzazione. L’impulso di amore impone invece il vincolo comportamentale del dare importanza all’ altro, quindi potere su di sé, per avere l’importanza dall’altro, quindi potere su di lui. Il processo, largamente influenzato dall’ illusione è però in questo caso parzialmente inconscio. Alla coscienza appare un bisogno di dare gratuito mentre il movente del processo, vale a dire il bisogno dell’avere, rimane nascosto nell’inconscio, ma se lo scambio raggiunge il giusto equilibrio, l’impulso sociale rimane soddisfatto. Nel caso in cui il circuito interno di autovalutazione non si strutturi, non viene cioè parzialmente soddisfatto il fondamentale bisogno di importanza, l ‘impulso sociale mantiene nell’attività operativa un alto livello tensionale che può essere ridotto, sia pure con l’aiuto di connessioni illusorie, solo da informazioni provenienti dall’esterno, da cui quindi gli individui dotati di questi impulsi sono estremamente dipendenti. L’impulso in questo caso prende il nome di impulso di fuga o di morte.Un elemento importante perché si sviluppi tale tipo di dipendenza è costituito dal basso valore dell’energia di amplificazione secondaria, che potrebbe anche essere chiamata forza di volontà, e quindi della scarsa capacità di reprimere gli impulsi cosicché l’attività comportamentale segue più da vicino il principio del piacere. Tale condizione non solo rappresenta un elemento importante ai fini della formazione dei caratteri in cui predominano gli impulsi di fuga, ma costituisce anche un elemento che ne rafforza enormemente la dipendenza dall’ esterno dello stato tensionale del sistema psichico . La denominazione di impulsi di fuga o di morte non deve far pensare che tali impulsi non diano luogo ad una attività aggressiva rivolta verso l’esterno. Essa sta ad indicare che la dimensione dell’impulso sociale, che è di conservazione della specie, supera talmente la dimensione dell’ impulso di conservazione individuale da poterlo ampiamente contraddire e ciò sia che la modalità comportamentale sia aggressiva, assumendo la dimensione di “odio” che va ben oltre le necessità della conservazione individuale e che anzi espone ad altissimi rischi, sia che la modalità comportamentale sia donatoria, assumendo aspetti masochistici. Essa sta anche ad indicare una condizione di alto livello tensionale che, in assenza di scarichi tensionali rende possibile l’imbocco di una canalizzazione di fuga dalla vita, direttamente autodistruttiva. Sussistono in questi individui condizioni aprioristiche di allarme e di insicurezza comportamentale cosicché, se esistono condizioni di scarico tensionale provenienti dall’esterno, l’energia psichica confluisce nelle direzioni da esso indicate che possono essere indifferentemente aggressive o donatorie. Se le condizioni di scarico sono parziali il valore della tensione psichica, non sottoposta a preventivi scarichi in circuiti interni, rimane alto rendendo per conseguenza estremamente violenta l’attività di questi individui. Ma anche in presenza di alti scarichi tensionali provenienti dall’esterno, l’attività di questi individui rimane continua, infaticabile perché la necessità del consenso esterno è in essi continua ed è estrema la sensibilità al suo calo. In questi individui la realizzazione, sia pure marginale, della soddisfazione del bisogno di importanza rappresenta una rassicurazione preliminare esterna che sostituisce gli elementi di rassicurazione preliminare interna mancanti per evitare l’imbocco della canalizzazione di morte.
Gli effetti sociali dell’impulso di fuga.
E’ superfluo sottolineare l’estrema importanza sociale della presenza di individui in cui siano ampiamente sviluppati gli impulsi di fuga; l’esistenza di un grande bisogno di importanza e l’assenza di connessioni interne di scarico che leghino al perseguimento di determinate modalità comportamentali rendono questi individui, in assenza di una soddisfazione del bisogno di importanza attraverso percorsi predisposti dalla organizzazione sociale, plagiabili da chiunque offra loro un ruolo cui sia legato, in modo reale o illusorio, un innalzamento comparativo attraverso la appartenenza ad un gruppo.. E’ estremamente importante rilevare che il carattere del gruppo ha una importanza assolutamente secondaria. Le condizioni più attrattive per questi individui sono anzi quelle in cui l’appartenenza è assicurata da fattori non di merito individuale perché si prestano ad una determinazione aprioristica non selettiva come la appartenenza ad una razza o ad una casta. Viene infatti così evitata la sollecitazione, connessa all ‘ esecuzione di una prova della fondamentale insicurezza di questi uomini che viene anzi ridotta permettendo la confluenza di tutte le energie psichiche nelle attività, nelle finalità e nei valori del gruppo di appartenenza. Tali condizioni istintuali facilitano quindi la utilizzazione strumentale di questi individui in strutture criminali o rivoluzionarie o repressive o militari e costituiscono in tal caso un importante ostacolo alla realizzazione di una organizzazione sociale ove gli impulsi dominativi abbiano minor spazio. Gli impulsi dominativi, infatti, sono estremamente flessibili e possono quindi essere condizionati nell’ambito di gruppi ove prevalgono gli impulsi di scambio, cioè di amore; ma è la presenza degli impulsi di fuga che apporta enorme forza ai caratteri dominativi permettendo l’organizzazione di enormi forze coercitive con cui possono sfuggire ai condizionamenti riduttivi. Tali forze coercitive poi, una volta costituite con una determinata struttura di valori e finalità, sono difficilmente controllabili e possono quindi sfuggire al controllo delle caratteriologie dominative passando sotto il controllo di caratteriologie di fuga in gruppi i n cui si crea un circolo vizioso di reciproco apporto di importanza fra il capo ed i componenti del gruppo e introducendo così. per il contenuto di irrazionalità, cioè di non coerenza con la realtà connesso alla grande componente illusoria nella valutazione della propria importanza, elementi di follia nel comportamento. Questi caratteri costituiscono in sostanza gli elementi sacrificali dell’organizzazione come le formiche o le api operaie ma che, a differenza di queste ultime e coerentemente con la flessibilità della struttura organizzativa umana, possono essere indirizzati verso qualsiasi direzione. In mancanza di un indirizzo globale, unitario, coerente con le finalità di sopravvivenza del gruppo, come si verificava automaticamente nelle condizioni dell’orda primigenia in feroce, continua lotta per la sopravvivenza, essi divengono mezzi di scontro e fonti di auto-distruzione del sistema. Questi individui rappresentano i n sostanza energie orientabili da un campo informativo indotto dal corpo sociale. In assenza di un campo informativo sociale unidirezionale esse assumono caratterizzazione distruttiva, ma se tale campo invece esiste, esse vengono orientate nella direzione del campo che può essere una direzione di contenimento degli impulsi dominativi e di sviluppo degli impulsi di amore, possono cioè essere un importantissimo anzi indispensabile fattore di conservazione e di progresso.
Gli elementi familiari di sollecitazione del’impulso di fuga
La condizione di carenza aprioristica di valori interni pur in presenza di un estremo bisogno di gratificazione sociale pone questi individui in una condizione di conflittualità di impulsi di fronte a sollecitazioni contrastanti provenienti dal corpo sociale. Essendo, come accade in tutti i campi di forza, la condizione di dipendenza funzione crescente della vicinanza, la famiglia dovrebbe essere l’ elemento prioritario in cui dovrebbe trovare soddisfazione il bisogno di importanza. L’intorno più ristretto nello’ ambito della famiglia è costituito dalla coppia, ove agli elementi di realtà si assommano importati contributi forniti dall’illusione. Gli elementi di realtà sono costituiti dalla esistenza di uno scambio di piacere sul piano della sessualità che “”trascina” un più ampio scambio in cui ogni partner attribuisce all’altro un “potere” su di sé che chiameremo “importanza interna” alla coppia e a cui generalmente viene attribuito il vocabolo di amore. L’innamoramento che ne rappresenta la fase iniziale costituirebbe anche secondo Alberoni lo sbocco paranoico della condizione depressiva, di carenza di importanza. L’elemento paranoico (la paranoia esprime un valore dell’illusione che travalica certi limiti) è costituito dalla dimensione dell’importanza che i partner si attribuiscono. L’amplificazione che si sviluppa nell’innamoramento è stata illustrata anche da Stendhal nel suo saggio sull’amore. Il processo da lui descritto è identico a quello descritto da Alberoni, ma è straordinario il fatto che il lavoro di Stendhal precede di più di un secolo gli sviluppi della psicologia su cui poggia il lavoro di Alberoni. Egli aveva ben compreso il substrato egoistico, di richiesta di importanza, che sottostà all’amore; infatti descrive il processo di conferimento reciproco di importanza che si svolge nell’innamoramento come un circuito a retroazione positiva “più sei importante tu, più sono importante io che tu ami, che cioè consideri importante”. Ma tale scambio, pur inflazionato dalla frustrazione del bisogno che impone la auto – soddisfazione paranoica, non avrebbe di per sé la dimensione capace di soddisfare completamente il bisogno di importanza che l’evoluzione ha creato come mezzo di integrazione in gruppi più ampi, capaci di garantire la sopravvivenza nell’orda cacciatrice primordiale. Il rapporto binario è quindi sempre accompagnato da una amplificazione illusoria anche del suo contenuto di importanza “esterna” che assume particolare rilievo con l’indebolirsi della importanza interna. Stendhal nel suo saggio sull’amore chiamò il processo di innamoramento “cristallizzazione” in quanto svolgentesi per apporti successivi di piccola entità (come avviene nel processo di formazione di certi cristalli di sale ); non considerò cioè “il colpo di fulmine” che invece è possibile quando i contenuti reali di importanza “esterna “ scambiati nel rapporto sono notevoli. Naturalmente , gli elementi illusori interni conferiti nel rapporto sono soggetti ad un processo di obsolescenza di dimensione variabile determinato dall’impatto con la realtà; ma è quando si verifica una forte caduta dei contenuti esterni reali apportati da uno dei partner che il rapporto può rompersi e verificarsi nel partner perdente la trasformazione dell’amore in odio. Passando quindi al rapporto genitori-figli trascuriamo in questo lavoro l’apporto che il processo di strutturazione della componente ontologica degli impulsi (imprinting) ha nella formazione del carattere, particolarmente in quegli individui che non hanno ereditato circuiti di autovalutazione ma che possono acquisire sicurezza nel primigenio rapporto genitoriale. E’ di tutta evidenza che la famiglia patriarcale, quale si è sviluppata nella odierna nostra civiltà, racchiude il figlio dotato di un carattere di fuga in un ruolo minoritario e restrittivo che non ne soddisfa il bisogno di importanza e lo obbliga a rivolgersi all’esterno per conseguire tale obiettivo dell’impulso sociale. Da qui il formarsi,, quale componente strutturale della nostra società, di una contraddizione tra i valori interni ed esterni alla famiglia che determina nel figlio il cosiddetto complesso di Edipo e porta molta violenza attuale o potenziale al suo interno.. L’estrema diffusione della droga è ascrivibile, sotto questa prospettiva, al contrasto oggi esistente fra i valori interni ed esterni alla famiglia che impone l’imbocco di canalizzazioni autodistruttive negli individui con impulsi di fuga mentre la modalità adottata è ascrivibile,, ovviamente, al sollievo tensionale indotto dal mezzo chimico.
Importanza sociale della religione.
Se viene effettuata una scelta fra le varie sollecitazioni, quelle escluse continuano ad esistere, lo scarico cioè è parziale. Abbiamo già esaminato tale condizione che porta ad una eccessiva carica istintuale nelle attività operative. Rileviamo adesso riprendendo l’ argomento che il superamento delle condizioni di insicurezza che la scelta comporta impone la confluenza paranoica (su cui influisce la paura della smentita) degli impulsi contrastanti in quelli scelti, confluenza che comporta la trasformazione delle modalità comportamentali di amore in modalità aggressive che assumono così una dimensione di odio assolutamente sproporzionata agli obiettivi definibili razionalmente. Come abbiamo già detto, tali condizioni istintuali facilitano la utilizzazione strumentale di questi individui in strutture fortemente aggressive, criminali o rivoluzionarie o repressive o militari ove le manifestazioni di maggiore disciplina nel gruppo e di maggiore crudeltà verso i terzi provengono dalla confluenza paranoica degli impulsi sociali di questi individui negli elementi di identificazione nel gruppo e di differenziazione dai terzi, Se invece le sollecitazioni provenienti dall’ intorno sociale dell’ individuo sono coerenti, la soddisfazione è massima non solo per il livello di importanza raggiunto, ma anche per la carenza di impulsi contrastanti. Il modello e i raggruppamenti proposti divengono così preferenziali mentre la carenza di impulsi contrastanti permette di dare un contenuto donatorio alla modalità comportamentale. Il problema va quindi in sostanza risolto predisponendo per questi individui possibilità di identificazione in un modello sociale, nonché di conseguente partecipazione a raggruppamenti operativi, che sia caratterizzato da finalità e valori utili all’aumento della quantità di amore esistente nel sistema e facendo in modo che tale modello e i connessi raggruppamenti operativi siano preferenziali, impedendo cioè la confluenza di tali individui nelle strutture in cui si scarica la violenza distruttiva. Come abbiamo già avuto modo di rilevare, l’identificazione in un modello e la partecipazione conseguente ad un certo raggruppamento non devono essere frutto di una selezione, ma devono essere aprioristiche pur se frutto di una scelta. La preferenzialità si sviluppa attraverso l’intensità e la dimensione della gratificazione conferita dalla società congiungendo alla scelta conforme a l modello l’assunzione di una importanza di un certo livello critico e conferita da una stratificazione assai vasta della società, definendo come scambio paritetico con essa la partecipazione al raggruppamento. Le caratteristiche di preferenzialità indotte dal livello di importanza, dall’innalzamento, sono peraltro ancora contrastabili da organizzazioni alternative innanzi tutto perché la maggior forza attrattiva, come in tutti i campi di forza, è data dall’intorno sociale dell’ individuo e perché, come già detto, non esiste alcuna preferenza aprioristica. La preferenza può benissimo andare a raggruppamenti dominativi anti sociali quali quelli criminali. Stabilire gli elementi che possono determinare la esclusività della preferenza inducibile dalla società costituisce un problema assai complesso che può essere sintetizzato nel concetto di “giustizia” da perseguire non solo negli ambiti in cui è perseguita nella nostra civiltà, ma anche nell’ambito della distribuzione del reddito che essa esclude. Da notare però che la semplice donazione di un reddito da parte di uno stato etico determinerebbe la stessa situazione di riduzione e umiliazione che caratterizza il rapporto genitori-figli. L’obiettivo dell’impulso sociale (assumiamo per semplicità espositiva un linguaggio teleologico) non è quello di assicurare un reddito ad ogni individuo ma di assicurarne l’attività lavorativa in favore del gruppo. Il bisogno sociale dell’individuo è quindi soddisfatto quando il reddito costituisce la remunerazione del suo lavoro in favore del gruppo ed il livello del reddito sia correlato al livello di importanza del suo lavoro. L’individuo con impulso di fuga non ambisce a raggiungere posizioni dominanti, ma ricerca una posizione protettiva attraverso un rapporto di scambio delle relative importanze, lui importante per il gruppo, il gruppo importante per lui, cioè un rapporto di amore. L’approfondire questo problema nei suoi vari aspetti non rientra negli obiettivi di questo studio; io intendo approfondire solo un punto, che ritengo di primaria importanza, costituito dalla dimensione della stratificazione sociale che conferisce l’importanza in quanto ritengo che se tale dimensione raggiungesse un certo livello critico potrebbe, a parità di altre condizioni superare l’effetto attrattivo del più diretto intorno sociale.del’individuo. Lo Stato, inteso come la struttura organizzativa assunta dalla società, non può svolgere questo ruolo perché qualsiasi organizzazione richiede l’intervento di uomini con carattere dominativo che hanno la necessaria sicurezza operativa e chiarezza degli obiettivi che però non sono quelli di assegnare importanza agli uomini con carattere di fuga, ma al contrario di dominarli il che comporta una attività predatoria della importanza. Occorre che la struttura dei valori sia gestita da una entità che sia avulsa dal potere politico ed economico di cui possa essere anzi l’elemento regolatore se acquisisce, una certa dimensione critica di diffusione. Occorrerebbe cioè una “religione” globale che non dovrebbe dipendere da alcuna organizzazione, ma dovrebbe costituire la cultura di un popolo, capace di bloccare in ogni momento l’arroganza del potere. La quantità di violenza presente nella società non è dunque completamente imputabile, nella sua origine, a coloro che la esercitano ma, in misura prevalente, a coloro che, possedendo valori interni di scambio, non sanno proiettarli al loro esterno determinando la strutturazione di una fede religiosa di sufficientemente ampia e intensa accettazione sociale. La responsabilità della mancata strutturazione di valori religiosi ricade dunque sui caratteri che possiedono prevalenti impulsi di amore perché il loro discorso fa presa su una più ampia platea di sofferenti e più facilmente l’accettazione dei valori da loro proposti può raggiungere la dimensione critica che determina la formazione di linee preferenziali di scarico degli impulsi di fuga nonché la formazione di un circuito a retroazione positiva per il fanatismo cieco sviluppato dai caratteri di fuga. Le condizioni attuali di violenza sono quindi ascrivibili sopratutto allo stato di incertezza e disillusione di coloro che i valori morali posseggono istintivamente e sopratutto di quelle stratificazioni sociali che rappresentano la “intelligenza” della società giacché sono esse che sono capaci di dare all’insieme dei valori quella struttura coerente che ne permette la trasformazione in ideologia di sufficientemente ampia e generale accettabilità. E bisogna avere il coraggio di riconoscere che un importante ruolo negativo in questo senso ha avuto lo sviluppo della scienza bloccando tutta una serie di possibilità di connessioni illusorie in un gruppo di caratteri che hanno bisogno di un alto livello di razionalizzazioni secondarie entro cui far fluire gli impulsi fideistici e così limitando la dimensione dell’accettazione sociale della religione proprio nell’ambito di stratificazioni sociali che hanno una grande importanza per la loro influenza sulla formazione del convincimento sociale. Ma è proprio la scienza che riscopre la necessità della religione non solo nell’ ambito dei fenomeni di organizzazione sociale, ma nell’ambito più generale dell’organizzazione dei sistemi, come necessaria rete di connessioni di tutte le componenti direzionali del sistema e, ancora più in generale, nell’ambito dello sviluppo del processo conoscitivo, come necessità di formazione di una teoria, sia pure con connessioni “deboli” come primo passo di indirizzamento direzionale che impedisca la disgregazione della struttura informativa e possa innescare un processo di successione di modelli convergenti verso il modello più euristico. Ma grandissimi sono stati gli errori (se così vogliamo chiamarli) di coloro che fino ad oggi la religione hanno guidato , inserendo contenuti che ne hanno limitato la dimensione di accettabilità e ne hanno spezzato l’unita o che addirittura si oppongono a strutture morali intensamente sentite da estese stratificazioni sociali, sopratutto dagli strati più colti, come le posizioni prese dalla Chiesa Cattolica sulla importanza della donna, sulla sessualità, sulla omosessualità, sul matrimonio, sul divorzio, sulla eutanasia, sulle diseguaglianze economiche, sul controllo delle nascite, ecc. Gravi sono stati gli errori commessi nel dare un contenuto troppo rigido alla religione togliendole quella flessibilità necessaria ad ogni meccanismo regolatorio, impedendole di crescere nella quantità di informazione contenuta e di adeguarsi al livello della cultura, trasformando in fatto traumatico,. di rottura, anziché di rivelazione divina l’apporto conoscitivo della scienza., Ma possiamo andare più avanti nella analisi sulla rottura dell’ unità ideologica di fondo necessaria perché il sistema non progredisca ponendo le sue parti l’una contro l’altra verso l’autodistruzione. Quando la religione si struttura in organizzazione essa diviene ,come qualsiasi altra organizzazione, il luogo di sviluppo di impulsi dominativi che ne snaturano i contenuti e le finalità. Lo sviluppo di una religione di amore che raggiunga la dimensione che le permetta di svolgere il suo fondamentale ruolo di aggregazione sociale costituisce però un fatto così complesso e che si svolge su tempi così lunghi che non si può fare a meno di poggiare su quelle esistenti che già muovono centinaia di milioni di uomini sperando che l’elaborazione intellettuale ne permetta la necessaria evoluzione in cui è fondamentale la saturazione della scissione con la cultura spezzando, con un forte movimento di massa innescato dalle stratificazioni culturali più vicine alla religione, da coloro che hanno saputo continuare a credere, gli ostacoli frapposti dalla rigidità delle strutture organizzative. Le prospettive non sono incoraggianti.. Già un uomo ci ha provato a fondare una religione di amore sfidando i poteri costituiti ed è finito sulla Croce La sua religione si è sviluppata anche dopo la sua morte perché troppo forte era la richiesta, ma hanno provveduto quelli che si sono proclamati suoi successori a trasformarla in uno strumento al servizio del potere.
Riferimenti [1]-Firrao S. Origine dell’azione, www.complexsystems.it [2]-Firrao S. Lineamenti di una teoria delle interazioni informative, in “Saggi sulla Cibernetica” seconda edizione, Edint 1983, Milano [3]-Firrao S, La stutturazione degli impulsi, in “Saggi sulla Cibernetica” seconda edizione, Edint 1983. Milano [4[ - Alberoni F. "Innamoramento e Amore", Garzanti, Milano, 1979 [5]- Stendhal
. .